|
CICLO
PRODUTTIVO |
|
FASE
3 - STOCCAGGIO DEL BITUME
Il bitume, trasportato in stato semisolido da autocisterne,
è stoccato in serbatoi metallici posti in aree ben
delimitate.
I serbatoi sono coibentati con lane di roccia ad alta densità
e rivestite con un mantello di alluminio; inoltre sono predisposte
con lo scarico di fondo per il collegamento in serie di più
cisterne tra loro.
Sono poi previste le prese per effettuare il carico, il prelievo
e la circolazione per mezzo di una pompa ad ingranaggi riscaldata.
Il bitume viene riscaldato a 130-150°C dalla caldaia oleotermica
(emissione E2) alimentata con gasolio combustibile che contiene
una percentuale di zolfo compreso tra 0,05 e 0,20%, la sua
potenzialità massima è di circa 200.000 Kcal/h.
Successivamente viene mantenuto a temperatura costante con
fluido diatermico per omogeneizzarne la composizione.
Tramite una pompa volumetrica viene poi inviato e dosato nel
mescolatore.
Tutto il ciclo dei bitumi è controllato dalla cabina
centrale da dove vengono controllate anche le altre fasi.
FASE 4 - MESCOLAMENTO DEGLI INERTI CON IL BITUME
Il bitume e gli inerti pretrattati sono miscelati in appositi
mescolatori costituiti generalmente da vasche con il fondo
apribile per lo scarico del materiale impastato.
La miscelazione si ottiene per l’azione di alberi paralleli
rotanti (30-80 giri/min) muniti di palette o braccia.
Le pareti interne del miscelatore, come pure i componenti
rotanti, sono di acciaio al manganese dovendo resistere alla
violenta azione dell’usura causata dal mescolamento.
I miscelatori consentono di ottenere, quale prodotto finito,
un impasto omogeneo: il conglomerato bituminoso. Quest’ultimo
fuoriesce dalla zona di mescolamento mediante un apposito
convogliatore, può essere trasportato alle tramogge
di carico e quindi direttamente agli automezzi, oppure inviato
ad un silo per lo stoccaggio provvisorio.
L’intero processo viene normalmente governato dalla
centrale di comando completamente automatizzata: esso non
richiede, pertanto, la presenza di altri operatori.
Il ciclo produttivo descritto è sinteticamente schematizzato
nel diagramma di flusso di figura seguente:
Il vaglio, le tramogge dei materiali vagliati, le apparecchiature
di dosaggio ponderale di aggregati, filler e bitume e la parte
superiore del mescolatore sono chiusi per evitare dispersione
delle polveri ed inoltre vengono opportunamente depolverati.
I vapori distillati di bitume condensano nel filtro, si mescolano
con le polveri sulle maniche e vengono reimmessi nel ciclo
produttivo.
FASE 5 - PRODUZIONE CONGLOMERATO
BITUMINOSO
Il cumulo di conglomerato bituminoso viene insilato e predisposto
per il trasporto. Essendo il miscelatore più basso
del silo il conglomerato bituminoso viene trasportato da una
benna traslante.
L'operatore è sempre quello posto in cabina centrale
che è addetto anche al controllo delle altre fasi dell'impianto.
Anche la fase di caricamento su camion è completamente
automatizzata.L’alimentazione dell’impianto di
produzione di conglomerato bituminoso mediante energia elettrica
è autoprodotta tramite un gruppo elettrogeno (emissione
E3) alimentato da gasolio che contiene una percentuale di
zolfo compreso tra 0,05 e 0,20%.
Tale gruppo elettrogeno ha una potenza massima di 260 KW. |
|
|
La
gran parte delle lavorazione per la produzione dei conglomerati
bituminosi viene effettuata per mezzo di un impianto a ciclo
chiuso completamente automatizzato e governato da una centrale
di comando posta ad immediato ridosso dell’impianto
stesso.
L’impianto è completamente circondato da passerelle
e ripiani per consentire l’ispezione e la manutenzione
delle singole parti che lo compongono.
Le unità produttive occupano superfici ampie per le
necessità di effettuare lo stoccaggio degli inerti
e di disporre di estesi spazi interni per la movimentazione
e il carico delle materie prime, per lo scarico del prodotto
finito nonché per l’allocazione dell’impianto
di produzione e del silo di stoccaggio.
Allo scopo d'evitare inquinamento, tutte le parti d'impianto
che contengono aggregati sono ermeticamente chiuse verso l'esterno
e poste in depressione da un apposito aspiratore, ad esclusione
del silo del prodotto finito.Il processo di produzione di
conglomerato bituminoso comprende diverse fasi di lavoro indicate
nello schema a blocchi indicato in figura e di seguito riassunte
e schematizzate:
FASE
1 - TRATTAMENTO DEGLI INERTI
Nell’impianto di produzione del conglomerato bituminoso
le materie prime e i materiali di recupero per il ciclo di
produzione vengono stoccate, mediante stoccaggio differenziato,
in apposite aree interne all’impianto stesso.
Su tale piazzale, solitamente interdetto ai non addetti ai
lavori, operano delle pale meccaniche che portano gli inerti
alle tramogge di carico. Ogni tramoggia contiene una granulometria
diversa ed inoltre è presente una tramoggia per materiali
riciclati.
Al di sotto della serie di tramogge è posto un dosatore
che, variando gli spillamenti, produce una miscela che abbia
le caratteristiche desiderate.
Da qui vengono trasportate a mezzo di nastri trasportatori
ad un essiccatore ovvero un forno a tamburo.
Tale forno è costituito da un cilindro d’acciaio
rotante, dotato di palettatura interna, che solleva il materiale
e lo riscalda fino ad eliminare l’acqua in eccesso.
Il bruciatore di tale tamburo essiccatore (emissione E1) utilizza
combustibile nafta/metano, la nafta contiene una percentuale
di zolfo molto inferiore al 4% (limite superiore), la sua
potenzialità massima è di 10.046 KW pari a circa
9.000.000 Kcal/h.; normalmente a regime il bruciatore lavora
al 50% della potenzialità massima; peraltro in situazioni
di materiali asciutti e quindi nella maggior parte del periodo
produttivo, in quanto nei periodi di pioggia e maltempo l’attività
si ferma, esso può scendere a regime al di sotto del
50%.
Dopo il preliminare trattamento di riscaldamento ed essiccamento
nel quale si raggiungono temperature di 140-160°C, i materiali
passano, mediante un elevatore a caldo, nella parte più
alta della torre di mescolamento.
Qui gli aggregati caldi sono sottoposti ad un ulteriore vaglio
di controllo e separazione delle pezzature ottenute.
Ciò si ottiene attraverso l’impiego di macchine
di diversa tipologia: vagli piani, costituiti da una o più
lamiere forate e sovrapposte, collocate su un telaio e messe
in vibrazione.
I materiali così ottenuti vengono poi stoccati in una
serie di tramogge da cui, attraverso spillamenti successivi,
vengono dosati i quantitativi per le singole pezzature di
controllata granulometria, destinate alla miscelazione con
il bitume.
Nei casi in cui si richiede un prodotto finale con un aspetto
molto liscio e materiale non poroso possono essere aggiunti
anche dei filler (inerti con una granulometria inferiore ai
0,0075 mm) di recupero o minerali.
Solitamente questa fase del ciclo produttivo richiede la presenza
di non più di una persona addetta alla movimentazione
della pala meccanica.
Tutte le altre operazioni condotte in tale fase vengono, infatti,
eseguite in modo meccanizzato e controllato da una cabina
centralizzata.
FASE
2 - PROCESSO DEI FILLER
Il filler può essere di recupero o minerale. Se di
recupero proviene dai filtri dei fumi e dallo sgrossatore;
se minerale viene acquistato già selezionato dalla
cava di provenienza. Il filler è fondamentale per creare
dei conglomerati che abbia un effetto finale molto compatto,
non poroso e superficialmente molto regolare. Le polveri vengono
trattenute dalle maniche in tessuto e, recuperate tramite
coclee, vengono reimmesse nel ciclo di produzione.
Il silo di stoccaggio del filler è dotato di filtro
a maniche per l’abbattimento delle polveri e quindi
non sono presenti emissioni in atmosfera.
Tutte le operazioni riguardanti il filler sono controllate
dalla cabina centrale dallo stesso operatore che controlla
le altre fasi.
|
|
|